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A distanza di 17 anni, l’Influenza Aviaria ad alta patogenicità ritorna in Puglia, colpendo un allevamento rurale nel leccese. Due polli, un’oca selvatica e un tacchino sono risultati positivi al virus, sollevando preoccupazioni e richiedendo azioni tempestive.

Le carcasse analizzate provenivano da un allevamento rurale, e l’origine potrebbe essere legata alle migrazioni di uccelli selvatici.

Il professor Antonio Camarda della sezione di Patologia Aviare dell’Università di Bari ha segnalato prontamente il caso alle autorità competenti. Il proprietario dell’allevamento, con circa 70 capi, ha ricevuto disposizioni precauzionali, inclusa la necessità di abbattere gli animali. Un vertice tra la Regione e il Ministero della Salute, in programma oggi, definirà le misure per contenere il virus.

La situazione è di particolare rilevanza poiché segna il ritorno del virus HPAI nel contesto domestico, dopo un lungo periodo di silenzio epidemiologico. Il professor Nicola Decaro, Direttore del dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari, sottolinea che, sebbene la situazione sia sotto controllo, il rispetto delle misure preventive è fondamentale.

“È un campanello d’allarme”, dichiara Decaro, facendo riferimento al monitoraggio globale del virus simile a quanto avvenuto con il COVID-19. La trasmissione attraverso il cibo è esclusa, e il rischio di trasmissione agli esseri umani è considerato molto basso, con casi umani principalmente limitati agli operatori del settore.

Il virus responsabile del focolaio leccese non veniva registrato dal 2006, ad eccezione di un caso selvatico a Manfredonia due anni fa. La situazione richiede attenzione e misure immediate per proteggere sia gli animali che la salute pubblica.

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