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Sport e disabilità: l’attività motoria delle persone con “limitazioni funzionali”

La redazione di “Dati alla mano”, che all’interno di Istat ha il compito di raccontare l’informazione statistica con un linguaggio semplice, ha pubblicato, nella seconda news dedicata a Sportivamente, un’intervista a Sara Corradini della Direzione Centrale per le statistiche sociali e il welfare dell’Istat, che spiega il significato del termine “limitazioni funzionali” e l’impatto sull’attività sportiva e motoria. L’articolo prende in considerazione i dati dell’indagine Aspetti della vita quotidiana relativi al 2021.

Lo sport non ha confini, unisce idealmente tutte le persone che lo praticano. Anche quelle che hanno limitazioni funzionali. Il termine “limitazioni funzionali” deriva dallo standard Global activity limitation indicator (Gali), utilizzato dall’Istat per rilevare il numero di persone che, da almeno 6 mesi, dichiarano di avere limitazioni gravi o lievi nello svolgimento di attività abituali e ordinarie a causa di problemi di salute.

In Italia sono circa 3 milioni le persone che soffrono di gravi limitazioni, pari a circa il 5% della popolazione totale.

La Corradini evidenzia che per le persone con disabilità, in passato, non c’era praticamente nessuna possibilità di praticare attività sportiva, soprattutto a livello agonistico; è solo nel Novecento che nascono le Paralimpiadi. Ad oggi l’attività sportiva è sempre più diffusa tra chi presenta disabilità, ma malgrado l’idea di sport accessibile per tutti sia ormai largamente condivisa, esiste ancora una netta differenza nella pratica sportiva tra la popolazione con e senza limitazioni. Nel 2021 sono circa 270.000 le persone con meno di 65 anni e limitazioni gravi che praticano attività sportiva.

Secondo i dati dell’Indagine IstatAspetti della vita quotidiana”, è dell’11% la percentuale delle persone con limitazioni gravi che praticano sport (con continuità o saltuariamente), quota che aumenta fino a raggiungere il 23,4% in presenza di limitazioni meno gravi. Tale percentuale è invece del 40,8% tra la popolazione che non presenta alcuna limitazione.

Anche all’interno del gruppo di persone che presentano limitazioni emergono rilevanti differenze di genere: pratica attività fisica il 15,4% dei maschi rispetto al 7,9% delle femmine. Si noti che tali differenze si osservano anche tra la popolazione senza limitazioni: il 46% dei maschi pratica sport vs il 35% delle femmine. Rispetto al territorio, il Sud risulta essere l’area maggiormente svantaggiata: rispetto alla media italiana del 20%, con valori che salgono al 26% nel Nord est, praticano sport solo il 13% delle persone con limitazioni sia gravi che non gravi.

 

Emergono evidenti differenze nella pratica sportiva per la popolazione tra i 3 e i 44 anni: pratica sport il 33% delle persone che hanno limitazioni gravi rispetto al 49,7% delle persone senza limitazioni. Queste differenze si riducono solo nelle fasce più anziane della popolazione (75 anni e oltre).

Per ciò che riguarda l’attività motoria nelle scuole da parte degli alunni con disabilità, afferma la Corradini, svolge attività motoria il 94% degli alunni con disabilità. La partecipazione però diminuisce nelle scuole del Mezzogiorno e nel caso in cui l’alunno presenti una condizione di pluridisabilità.

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