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Sentenza favorevole per un’Operatrice Socio Sanitaria: Asl di Lecce condannata a risarcire 6.280 euro e spese legali

La giudice del lavoro, Maria Gustapane, ha emesso una sentenza che accoglie il ricorso presentato da un’Operatrice Socio Sanitaria (Oss) assunta temporaneamente dalla Asl di Lecce durante la pandemia e successivamente congedata. La sentenza ha condannato l’azienda sanitaria a risarcire l’Oss con un importo di 6.280 euro, oltre al pagamento delle spese legali pari a 2.400 euro, nonostante l’evidente necessità di ulteriore personale durante l’emergenza sanitaria in corso.

La giudice del lavoro Maria Gustapane ha emesso una sentenza a favore di un’Operatrice Socio Sanitaria (Oss) che era stata assunta temporaneamente dalla Asl di Lecce durante la pandemia e successivamente congedata. Nonostante l’azienda sanitaria avesse stipulato un contratto a termine, la giudice ha ritenuto che la natura temporanea dell’assunzione non fosse giustificata in base alle disposizioni di legge e non facesse menzione dell’emergenza sanitaria in corso.

Gli avvocati difensori dell’operatrice, Ernesto Rizzo e Stefano Calcagnile, hanno presentato un ricorso che è stato accolto dalla giudice Gustapane. La sentenza ha condannato la Asl di Lecce a risarcire l’Operatrice Socio Sanitaria con una somma di 6.280 euro, oltre al pagamento delle spese legali ammontanti a 2.400 euro.

Nonostante la necessità di ulteriore personale nelle corsie ospedaliere fosse evidente a causa dell’emergenza sanitaria in corso, la giudice ha stabilito che la Asl di Lecce ha stipulato contratti a tempo determinato senza che ci fossero effettive esigenze di carattere temporaneo o eccezionale, violando così le condizioni e le modalità di reclutamento stabilite dalla legge (art. 36 Dlgs 165/2001).

Questa sentenza solleva importanti questioni riguardo alle pratiche di reclutamento delle aziende sanitarie durante l’emergenza pandemica. Sebbene la necessità di assumere personale fosse evidente, l’azienda sanitaria ha commesso un errore nella formalizzazione dei contratti temporanei, non rispettando le disposizioni di legge e non menzionando l’emergenza in atto.

L’operatrice socio sanitaria coinvolta nella causa e i suoi avvocati si sono dichiarati soddisfatti della sentenza, che rappresenta un riconoscimento dei loro diritti e una vittoria per tutti i lavoratori del settore sanitario che si trovano in situazioni simili. Si auspica che questa sentenza porti le aziende sanitarie a prestare maggiore attenzione e ad adottare prassi di reclutamento in conformità alle leggi vigenti.

La Asl di Lecce potrebbe essere obbligata a rivedere le proprie politiche di reclutamento e assunzione, assicurando il rispetto delle normative e evitando controversie legali simili in futuro.

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