Screening mammografico: verso l’allargamento della fascia d’età
È in atto una riflessione sull’anticipo dell’età per lo screening mammografico offerto alle donne dal Servizio Sanitario Nazionale. In particolare, si valuta l’allargamento della fascia d’età dai 45 anni (attualmente la maggior parte delle regioni lo applica dai 50 anni) ai 75 anni (rispetto dagli attuali 69).
Lo spiega nel suo intervento al congresso Andos, Associazione Nazionale Donne Operate Al Seno, il ministro della Salute Orazio Schillaci.
“Anche grazie alla collaborazione tra istituzioni, le associazioni e la comunità medica e scientifica – sottolinea il ministro – abbiamo varato, a gennaio, il Piano Oncologico Nazionale che tende a una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico.
Tra gli obiettivi strategici, il Piano indica di aumentare l’estensione e l’adesione ai programmi rivolti alla popolazione target, in particolare con l’allargamento della fascia d’età per lo screening mammografico dai 45 anni (attualmente la maggior parte delle regioni lo applica dai 50 anni) ai 75 anni (rispetto dagli attuali 69) e una maggiore attenzione ai gruppi vulnerabili, nonché di identificare precocemente i soggetti a rischio per storia familiare. Sulla tematica relativa all’anticipo dell’età per lo screening mammografico, la Raccomandazione adottata a dicembre dal Consiglio dell’Unione europea sugli screening dei tumori, alla luce delle attuali evidenze raccomanda lo screening con mammografia per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, suggerendo un limite minimo di età di 45 anni e un limite massimo di età di 74 anni. C’è dunque una riflessione in atto che ci vede impegnati e che porteremo avanti, come ogni altra decisione, sulla base di evidenze scientifiche”. “Il Piano oncologico, partendo dalla centralità del malato – aggiunge poi Schillaci – punta inoltre a ridurre le disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e di cura. Ciò richiede il pieno funzionamento delle reti oncologiche regionali su tutto il territorio nazionale, non da ultimo per assicurare al meglio la continuità assistenziale nella fase post-intervento, per i controlli di follow-up, dentro percorsi per i quali è fondamentale l’attività dei centri di senologia e su cui un contributo fondamentale arriva proprio dal mondo delle Associazioni”.
Fonte: ANSA