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Screening colorettale, Iss: “Proteggiamo la nostra salute, preveniamo”

In Italia, l’adesione allo screening colorettale è ancora bassa. Gli screening sono strumenti chiave per monitorare il nostro stato di salute e possono fare la differenza nel riconoscere in anticipo problemi di salute potenzialmente gravi. Come emerge dai dati PASSI 2021-2022 solo il 45% delle persone tra i 50 e i 69 anni ha dichiarato di aver effettuato gli esami raccomandati per la diagnosi precoce dei tumori colorettali a scopo preventivo.

La copertura nazionale dello screening colorettale in Italia resta ancora piuttosto bassa: nel biennio 2021-2022 il 45% degli intervistati nella fascia di età 50-69 anni riferisce di aver eseguito uno degli esami per la diagnosi precoce dei tumori colorettali a scopo preventivo nei tempi e modi raccomandati dalle linee guida nazionali e internazionali (ricerca del sangue occulto fecale negli ultimi due anni oppure colonscopia/rettosigmoidoscopia negli ultimi cinque anni).

Vi è una forte variabilità da Nord a Sud a sfavore delle Regioni meridionali dove la quota di persone che si sottopone allo screening è meno del 26%, nel biennio 2021-2022, valore che raddoppia nelle Regioni centrali fino a raggiungere il 67% fra i residenti nel Nord Italia.

La gran parte delle persone che ha effettuato lo screening colorettale lo ha fatto nell’ambito di programmi organizzati dalle ASL (37%), mentre quello eseguito su base spontanea (ossia al di fuori dell’offerta delle ASL) è poco frequente (7%). Dal 2010, la copertura totale dello screening colorettale (dentro e fuori i programmi organizzati) è andata aumentando significativamente in tutto il Paese, grazie all’aumento dell’offerta dei programmi e dell’adesione dei cittadini.

Tuttavia l’emergenza sanitaria per la gestione della pandemia di COVID-19 si è tradotta, da un parte, in un ritardo e in una conseguente sostanziale riduzione dell’offerta dei programmi di screening organizzati da parte delle ASL e, dall’altra, in una riduzione di adesione da parte della popolazione, con il risultato che nel 2020 la copertura dello screening colorettale (come accade per gli altri screening oncologici) subisce una significativa riduzione, che nel 2022 sembra riprendere a crescere anche se si mantiene  ancora lontana dai valori pre-pandemia.

La ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF) è il più utilizzato fra i test preventivi per la diagnosi precoce del tumore colorettale. Nel biennio 2021-2022 il 38% degli intervistati tra i 50 e i 69 anni di età riferisce di averlo effettuato nei due anni precedenti l’intervista. È più frequente che a questo esame si sottopongano persone più avanti con l’età (60-69 anni), i cittadini italiani rispetto agli stranieri e le persone economicamente più avvantaggiate o più istruite. Non si registra una differenza di genere significativa.

Il gradiente geografico conferma le Regioni meridionali come le più svantaggiate in quanto solo il 19% della popolazione target residente nel Sud Italia dichiara di essersi sottoposto al test (vs 60% dei residenti nel Nord Italia), ma l’evoluzione temporale ne mostra un aumento significativo in tutto il Paese (almeno fino a prima della pandemia).

Nel biennio 2021-2022 il 64% della popolazione target riferisce di essere stato raggiunto da un qualche intervento di promozione dello screening (lettera della ASL, consiglio di un operatore sanitario, campagna informativa), la cui efficacia cresce all’aumentare del numero di input ricevuti, raggiungendo il massimo con la combinazione di tutti gli interventi. Al contrario, l’adesione allo screening è pressoché nulla tra le persone non raggiunte da alcun intervento di promozione (4%).

La colonscopia/rettosigmoidoscopia è un esame secondario alla ricerca del sangue occulto fecale, che ne completa la procedura diagnostica qualora il SOF risultasse positivo; pertanto, non costituisce di per sé un indicatore di adesione al programma di screening. Il 15% degli intervistati, tra i 50 e i 69 anni, riferisce di aver effettuato una colonscopia o una rettosigmoidoscopia a scopo preventivo nei cinque anni precedenti l’intervista. È più frequente che a questo esame si sottopongano persone più avanti con l’età (60-69 anni), gli uomini rispetto alle donne, i cittadini italiani rispetto agli stranieri, le persone senza difficoltà economiche o più istruite.

 

 

 

 

 

 

 

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