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Robotica in sanità, Amati: “Ne abbiamo sei, lavorano meno di quanto dovrebbero e non ne servono altri”

“Finalmente abbiamo un po’ di dati sulla robotica in sanità. Ne abbiamo sei (Taranto, Lecce, Foggia, Bari 2 e Bat), lavorano meno di quanto dovrebbero e non ne servono altri. E questo risulta da una relazione predisposta da AReSS”. Lo dichiara in una nota il Presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Inoltre, c’è ancora molta difficoltà nel monitorare le attività compiute, due robot non risultano inseriti nel nuovo sistema informativo sanitario (NSIS) e nessuna azienda ha stabilito il numero minimo d’interventi annui, un massimo di produttività e un mix di produttività per ambiti chirurgici – continua.

“Anche sulle modalità d’acquisizione delle tecnologie permangono ampi dubbi, sia con riferimento alla procedure prescelte che alla valutazione preliminare dei costi/benefici/dotazione di personale specializzato”, prosegue il Presidente della Commissione Bilancio e programmazione.

“Insomma, si brancola nel buio in un settore che ha grande intimità con il futuro e che bisognerebbe incentivare per raggiungere al più presto il punto di non ritorno, ossia il livello oltre il quale il cambiamento da nuova tecnologica diventa inarrestabile – sottolinea Amati.

“Per questi motivi spero che al più presto le direzioni generali delle Asl adottino appositi piani di produttività per la robotica chirurgica, per conseguire una maggiore funzionalità delle apparecchiature a disposizione e almeno raggiungere il livello di produzione di quelle utilizzate dai privati. Se non si farà così, il risultato sarà addirittura paradossale: risulterà di maggiore convenienza acquistare una prestazione da una struttura convenzionata piuttosto che erogarla con il servizio pubblico. E non mi pare che questo possa essere definito come sintomo di buona amministrazione – conclude Amati.

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