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“Non sei sola”: un nido emotivo per le madri salentine. Intervista di Puglia Sanità alle psicologhe Pierri e Potenza

“O sorrido o piango / Non so fare altro / Mi emoziono con poco / Gioco ancora col fuoco”  – recita il testo della canzone di Levante presentata allo scorso Festival di Sanremo. Come è noto, il brano sfiora il tema estremamente delicato della depressione post-partum e in generale dei cambiamenti che le donne si ritrovano ad affrontare quando diventano mamme.

Molto spesso la narrazione edulcorata della maternità risulta banalizzante, in quanto non tiene conto della complessità del tema e di come una stessa esperienza possa essere declinata in modo diverso, a seconda del soggetto.

Molte mamme e neomamme provano per questo motivo un senso di colpa e di inadeguatezza nel momento in cui si scoprono fragili, umane. A causa delle aspettative sociali – il mito della super-mamma e via discorrendo – e del confronto continuo con altre esperienze, una donna può sentirsi sola e incompresa.

La tristezza diventa un lusso, così come la possibilità di crollare, che invece è un diritto.

Abbiamo deciso di affrontare questi argomenti con la dott.ssa Cristiana Pierri e la dott.ssa Valentina Potenza, due psicologhe salentine che hanno creato uno spazio di ascolto e di supporto dedicato alle mamme e alle neomamme (Spazio mamma).

 

Quali sono i primi campanelli d’allarme della depressione post-partum e in che modo le neomamme possono prendersi cura del benessere psicologico?

 Subito dopo il parto, la maggior parte delle mamme (circa il 70%) vive una lieve forma di depressione: il Baby blues, a causa del calo ormonale. Questo stato di malessere è passeggero (dura circa due settimane) ed è caratterizzato da umore instabile, crisi di pianto, stanchezza e tristezza, sensazioni che tuttavia non alterano la capacità della donna di prendersi cura del proprio bambino.

Quando questi sintomi si manifestano per più tempo (4-6 settimane dopo il parto) è molto probabile che si stia innescando una depressione post-partum.

Se nel primo caso non è necessario rivolgersi a un professionista, nel caso della depressione post-partum è molto importante farlo, dal momento che le varie sensazioni che la donna sperimenta (umore depresso, perdita di interesse e piacere, ridotte energie, perdita di fiducia e autostima, sensi di colpa eccessivi, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno e dell’appetito) possono incidere sul rapporto con il bambino e sulla capacità di interpretare i suoi segnali. Tutto ciò, ovviamente, porterebbe a delle ricadute sullo stile di attaccamento e sulla sfera psico-affettiva del bambino.

Molto rara, ma pur sempre esistente, è poi la Psicosi puerperale. Le donne che la vivono provano stanchezza, insonnia, irrequietezza motoria; hanno una forte labilità emotiva e nel tempo possono progressivamente comparire anche confusione, incoerenza, affermazioni irrazionali e paure ossessive. La donna può avere la sensazione di non volersi prendere cura del bambino oppure di voler fare del male a sé stessa o al figlio, tanto da poter arrivare a commettere atti estremi come suicidio o infanticidio.

Come si vede, le conseguenze psichiche dovute al parto sono tante; la donna da quel momento in poi deve fare i conti con il suo stress psicofisico; vive in un turbinio di sensazioni contrastanti (oltre a dover sopportare la stanchezza fisica), con la consapevolezza che non può sottrarsi dallo svolgere la funzione genitoriale. È importante che la madre si prenda cura del proprio benessere psicologico chiedendo aiuto. È importante comunicare con chi è accanto ma anche con professionisti, qualora lo si ritenesse necessario. Sicuramente il supporto emotivo e l’ascolto aiutano a sentirsi meno “sole”.

 

Il servizio sanitario pubblico collabora con gli psicoterapeuti nella cura delle pazienti? Esiste un servizio di ascolto e di supporto nei reparti maternità?

Non saprei rispondere ma suppongo di no dal momento che, 9 mesi fa quando sono stata in ospedale, non mi è stato proposto questo servizio che altrimenti avrei apprezzato. Mi auguro di sì. Certamente posso affermare che i consultori familiari delle varie città del territorio offrono un importante aiuto grazie ai corsi di accompagnamento alla nascita e, molto spesso, psicoterapeuti e ostetriche che li gestiscono restano poi a disposizione nella guida delle future madri.

 

Come nasce l’idea di Spazio mamma e perché?

“SPAZIO MAMMA” nasce da un semplice “grazie per avermi ascoltata” e da vari “ah, anche a te è successo?”.  Io e la dottoressa Potenza abbiamo condiviso (oltre alla vita professionale) il fatto di esser diventate madri da pochi mesi. È capitato nei nostri messaggi furtivi di aver espresso le nostre paure, le nostre sensazioni e abbiamo notato che la condivisione ci faceva sentire “meno sole” e ci ha aiutato a normalizzare determinate emozioni del periodo. Da quel momento ci siamo chieste quanto potesse essere utile uno spazio, che noi definiamo “nido emotivo”, che possa accogliere le emozioni e le sensazioni delle madri. Ed ecco “Spazio mamma”, un progetto che prevede 8 incontri (dalla durata di 90 minuti) a cadenza settimanale. “Spazio mamma” si propone come punto di accoglienza delle emozioni ma anche di supporto per le madri e le neomamme e si muove con l’idea secondo il quale star bene con sé stesse porta anche ad avere un miglior rapporto genitoriale con il bambino.

 

Cosa possiamo dire alle madri che vivono un momento di fragilità?

Alle madri che vivono un momento di fragilità suggeriamo di non avere paura di esprimere i propri pensieri o di chiedere aiuto. La comunicazione è importante; anche il solo parlare ed esprimere i propri pensieri aiuta ad attenuare il peso emotivo che ci si porta dentro. È importante comunicare con il proprio partner, con i familiari, con chi ci circonda e anche laddove è necessario, con psicologi o psicoterapeuti. “Spazio mamma” fornisce accoglienza emotiva e supporto competente, perciò sicuramente un buon connubio per sentirsi a casa ma ottenere il sostegno da parte delle figure professionali.

 

Intervista di Benedetta Ala

 

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