Malattie neurodegenerative, rischio più alto per i calciatori professionisti. Colpa dei tanti “colpi di testa”
I calciatori professionisti hanno un rischio di incorrere nel morbo di Alzheimer o in altri tipi di demenza di 1,7 volte maggiore di altri individui. Questo aspetto riguarderebbe in particolare i giocatori di tutti i ruoli di movimento ad esclusione dei portieri. La causa principale sarebbe da individuare nei colpi di testa. È quanto emerge da uno studio condotto da alcuni ricercatori svedesi e pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet.
Lo scopo dei ricercatori svedesi era quello di “valutare il rischio di malattie neurodegenerative tra i calciatori maschi della massima divisione svedese” perché la preoccupazione che i giocatori siano più esposti a questo tipo di patologie ha acceso i riflettori sulla sicurezza dello sport e sulle recenti misure introdotte dalle associazioni calcistiche per ridurre i colpo di testa.
Infatti, in Scozia, ad esempio, la Federazione ha vietato, già nel 2020, i colpi di testa ai calciatori sotto i 12 anni d’età negli allenamenti settimanali e due anni dopo ha esteso questo divieto anche ai calciatori professionisti, proprio per evitare l’insorgenza della demenza, basando la decisione su una ricerca condotta dall’Università di Glasgow che individuava un legame tra i colpi di testa e le malattie degenerative nei calciatori, con una incidenza di 3,5 volte maggiore rispetto al resto della popolazione.
I ricercatori svedesi hanno identificato tutti i giocatori che hanno militato almeno per una partita nel più importante campionato del Paese tra il 1° agosto 1924 e il 31 dicembre 2019. Sono stati usati i registri nazionali per confrontare il rischio di malattie neurodegenerative tra i giocatori di calcio rispetto al resto della popolazione e, in seconda battuta, rispetto ai portieri.
In tutto i calciatori presi in considerazione ai fini dello studio sono stati 6.007, di cui 510 portieri, messi a confronto con un campione di 56.168 persone che non avevano giocato a calcio per professione. È emerso che mentre sul campione di popolazione generale è stata diagnosticata una malattia neurodegenerativa nel 6,2% dei casi, tra i calciatori questa percentuale sfiorava l’8,9%. Invece tra i portieri il rischio è risultato identico a quello della popolazione generale.