Long Covid: cos’è e come si manifesta
L’emergenza pandemica è terminata, ma le conseguenze del Covid-19 possono essere anche molto rilevanti per chi ha contratto l’infezione. Il Long Covid può colpire fino ad una persona su due, con strascichi che persistono anche dopo mesi.
Si parla di Long-CoViD quando dopo più di quattro settimane dall’infezione da SARS-CoV-2, alcuni sintomi persistono, nonostante la negativizzazione del test diagnostico per CoViD-19. Questa condizione, che preclude un pieno ritorno al precedente stato di salute, può colpire, secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine, fino ad una persona su due, potendo lasciare strascichi anche a distanza di mesi. Nonostante il vasto impatto sulla popolazione, e sebbene sia stata riconosciuta come una entità clinica specifica, le conoscenze sul Long-CoViD sono tuttora scarse e oggetto di numerose indagini.
Tra i sintomi più frequenti viene riportata la stanchezza e la “nebbia mentale”, ovvero problemi di memoria e difficoltà a concentrarsi, la perdita dell’olfatto e del gusto e sintomi respiratori e cardiologici. Importanti sembrano essere le conseguenze neurologiche (cefalea, ansia e stress, oltre alle difficoltà di concentrazione e attenzione) e cardio-respiratorie (dolore al petto, tachicardia e palpitazioni, dispnea e tosse persistente). Non è ancora chiaro se tutto ciò sia conseguenza di un danno esercitato direttamente dal virus contro uno o più organi, o dalla risposta immunitaria innescata sempre dal virus ma poi “deviata”, trasformata cioè in una sorta di autoimmunità contro organi e tessuti.
I fattori che favoriscono il rischio di sviluppare Long-CoViD sembrano essere: l’età avanzata, il sesso femminile, l’obesità e l’ospedalizzazione.