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Liste di attesa infinite: così i pazienti rinunciano alle cure. Schillaci: “Subito più soldi ai medici e un maggiore sforzo organizzativo per tagliare i tempi”

Pronto soccorso in ginocchio, carenza di medici ma soprattutto liste di attesa infinite. Secondo l’ISTAT, sono 2,5 milioni gli italiani che non riescono ad accedere a visite specialistiche ed esami a causa dei tempi di attesa troppo lunghi. Per molti pazienti l’attesa si trasforma in rinuncia alle cure. 

L’aspetto più grave, come certifica l’Istat, è che la rinuncia riguarda soprattutto chi ha più bisogno e cioè chi soffre di due o più patologie croniche, un universo di 1,7 milioni di pazienti.

Terminata l’emergenza pandemica, i cittadini si trovano a fare i conti più di prima con le conseguenze di tagli alla sanità che durano da decenni. Il risultato è l’aumento della spesa privata, incompatibile con un sistema universalistico, oltre da essere possibile solo se le condizioni economiche dei singoli lo permettano.

Un dramma che investe il Paese da nord a sud. A detenere la maglia nera dei ritardi è la Puglia dove si arriva addirittura a picchi dello 0% di rispetto di tempi sia per una visita pneumologica che oncologica. Tempi che il ministro della Salute Orazio Schillaci definisce “inaccettabili” e sollecita le Regioni a spendere bene i fondi disponibili, propone un’organizzazione del lavoro che incentivi i medici a restare e a lavorare meglio nel Servizio sanitario nazionale.

Per ridurre le liste d’attesa occorre “incentivare” i medici a lavorare di più nel Servizio sanitario e questo si può fare “pagandoli subito di più come abbiamo già fatto per i medici di pronto soccorso e rendendo strutturali gli straordinari da 80 euro lordi all’ora”, 50 euro per gli altri operatori. Per la sanità “spero di avere in manovra 3-4 miliardi in più da destinare prioritariamente agli incentivi per il personale in modo da rendere più attrattivo il Ssn. Poi appena possibile va superato il tetto di spesa sul personale perché abbiamo bisogno di fare più assunzioni“. È questo il piano del ministro della Salute Orazio Schillaci che spiega “Noi siamo intervenuti mettendo a disposizione delle Regioni più risorse: sia recuperando quelle non spese per le liste d’attesa nel 2022, sia aggiungendo più fondi. I soldi dunque sono stati assicurati ma ho chiesto alle Regioni di spenderli bene. Se occorre un ulteriore supporto noi siamo a disposizione, ma credo che serva soprattutto un maggiore sforzo organizzativo. Per questo stiamo lavorando a un cambiamento strutturale e non a interventi tampone che non risolvono situazioni a volte inaccettabili. È indispensabile però che tutti gli attori del Servizio sanitario, compresi i privati convenzionati, mettano a disposizione nelle loro agende regionali le prestazioni e gli interventi che possono svolgere. Questo purtroppo non avviene in alcune Regioni ed è importante che lo facciano tutti e nel minor tempo possibile”. L’idea di Schillaci è quella di estendere il bonus per chi lavora nei pronto soccorso anche agli altri operatori “perché pagarli meglio, incentivandoli anche ad avere un attività straordinaria ben  remunerata, sarà lo strumento migliore insieme a un supporto  organizzativo per riuscire a tagliare le liste d’attesa”.

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