La violenza sulle donne, fra narrazioni fuorvianti e deresponsabilizzazione individuale
Lo stupro di Palermo (quello di Firenze, quello di Caivano, e tutti quelli che per questione di spazio qui non possiamo menzionare) pone l’attenzione su un problema urgente che non può essere minimizzato attraverso la deresponsabilizzazione del singolo: la violenza contro le donne. E sulla necessità di reagire – no, non attraverso la castrazione chimica.
La narrazione di questi episodi da una parte della stampa e dei canali di informazione non fa che confermare il sospetto che gli “animali” di Palermo siano le schegge impazzite di una società evoluta. In un noto programma della rete televisiva numero 1 in Italia una donna ha negato con veemenza l’esistenza del patriarcato, l’altra mattina. In radio, uno speaker ieri diceva che gli stupratori non sono uomini. Categorizzare quanto accaduto come una deviazione, una dolorosa eccezione vuol dire negare l’esistenza di un problema di fondo, che tocca ognuno di noi. Gli stupratori sono criminali immersi nella nostra stessa cultura. Una cultura che svilisce la donna in modo subdolo e manifesto in tutti gli ambienti.
La colpevolizzazione della vittima non fa altro che confermare questo sospetto. Sempre in radio: “Mia figlia mai la farei uscire di sera per ubriacarsi, dobbiamo educare le donne a stare attente”. Educare le donne alla paura, alla segregazione, alla mancanza di libertà significa incentivare la cultura dello stupro.
La cultura dello stupro ci appartiene: ci attraversa nel linguaggio, nelle immagini, nei prodotti culturali: ignorarla vuol dire negare il problema.
È necessario partire dall’educazione.
Educare all’affettività e alla sessualità non vuol dire parlare apertamente di sesso ai bambini. Vuol dire prima di tutto insegnare loro come relazionarsi agli altri in modo sano, spiegare il rispetto e il consenso attraverso un linguaggio idoneo. Se ti offro una tazza di tè caldo e tu mi dici che non ti va, io devo risponderti: “Va bene”.
Iniziative come il DXS LAB di Donnexstrada, pensato per affrontare tematiche quali consenso, empowerment femminile, body shaming, catcalling, revenge porn, dipendenza affettiva, violenza di genere, identità di genere, IVG, violenza digitale, sono ad oggi necessarie. Come sarebbe necessario un serio impegno politico per rendere accessibili ai più piccoli informazioni utili per crescere bene, per rifiutare un tè senza il rischio di essere bruciate.
Benedetta Ala