Incentivi e stretta sui medici “gettonisti”: nuovo pacchetto di misure varato dal Governo per potenziare il Ssn
Stretta sul ricorso ai camici bianchi “gettonisti”, aumento delle tariffe da 60 a 100 euro per le prestazioni mediche aggiuntive e incentivi a medici e infermieri dei PS già a partire da giugno. Ecco tutte le novità del decreto varato dal Governo.
Contro le carenze di personale nella Sanità pubblica arrivano delle misure ad hoc, sulla base del decreto bollette approvato questa mattina in Consiglio dei ministri. “Con questo primo decreto si vanno a limare alcune criticità presenti all’interno del nostro Sistema sanitario nazionale, penso al superamento del vincolo di esclusività per gli infermieri“, ha spiegato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato. In particolare, gli infermieri “potranno esercitare la professione anche oltre l’orario lavorativo dando la possibilità di perequare quella differenza che c’è tra i fabbisogni e la disponibilità dei professionisti“.
L’obiettivo è anche quello di limitare il ricorso ai medici a chiamata: potranno essere impiegati dalle aziende sanitarie solo in caso di necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza possibilità di proroga, a seguito della verificata impossibilità di utilizzare personale già in servizio o di assumere gli idonei.
Inoltre, i medici e infermieri a gettone potranno essere assunti esclusivamente nei reparti di emergenza-urgenza ospedalieri, per un periodo non superiore a 12 mesi, e dovranno essere in possesso dei requisiti di professionalità previsti. Verrà stabilito un tetto massimo per la loro retribuzione. Parallelamente, per bloccare le fuoriuscite di professionisti dal Ssn si prevedono incentivi per le categorie più esposte come i medici dei Pronto soccorso: arriveranno fondi pari a 200 milioni di euro, la cui disponibilità è stata anticipata da gennaio 2024 a giugno 2023.
Al contempo si stabilisce che il personale sanitario che interrompe volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura sanitaria pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce servizi in regime di esternalizzazione, non può chiedere successivamente la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Ssn.
E contro le carenze scendono in campo pure gli specializzandi. Fino al 31 dicembre 2025, in via sperimentale, i medici in formazione specialistica possono infatti assumere, su base volontaria e al di fuori dall’orario dedicato alla formazione, incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri, per un massimo di 8 ore settimanali. Per tali attività è corrisposto un compenso orario, che integra la remunerazione prevista per la formazione specialistica, pari a 40 euro lordi.
Sempre al fine di fronteggiare la grave carenza di personale, fino al 31 dicembre 2025 è poi consentito l’esercizio temporaneo delle professioni sanitarie in base ad una qualifica professionale conseguita all’estero.
Sono confermate, infine, le misure rivolte a tutelare i professionisti sanitari dalle aggressioni, sempre più numerose nei reparti d’urgenza. A loro difesa, viene introdotta un’aggravante specifica nel codice penale, a carico di chi commette violenze o minacce ai danni del personale sanitario. Saranno anche creati presidi di polizia: secondo quanto ha annunciato il Ministro dell’Interno Piantedosi, gli agenti arriveranno in quasi 200 ospedali italiani.
Nel decreto sembra trovare spazio anche un nuovo “compromesso” che dovrebbe finalmente mettere fine alla spinosa questione relativa al payback: sarebbe infatti stato stanziato 1 miliardo di euro per limitare l’impatto dei 2,2 miliardi di euro previsti a carico delle imprese che da mesi stanno protestando contro una norma che ritengono ingiusta. La scadenza per le aziende del settore biomedicale per saldare il pregresso è stata fissata al 30 aprile con il decreto Milleproroghe.