Il sostegno psicologico nelle pazienti oncologiche. Puglia Sanità incontra la Dr.ssa Merico
In occasione dell’incontro “Tumore al seno: dalla prevenzione al sostegno psicologico”, tenutosi giovedì 19 ottobre al Polivalente Anziani di Salice Salentino, abbiamo incontrato la Dr.ssa Fabiana Merico, Psico oncologa presso l’Ospedale Panico di Tricase, per approfondire le problematiche psicologiche legate alla malattia.
La rassegna è stata voluta dall’Ufficio delle Politiche Sociali di Salice Salentino, su iniziativa del consigliere comunale Marco Ligori, ed è finalizzata all’apertura di uno sportello di ascolto permanente, un punto informativo di supporto e primo ascolto presso l’Ufficio dei Servizi Sociali del Comune di Salice. Nel corso del secondo incontro della rassegna, dedicato alla prevenzione e alla cura del tumore al seno, hanno relazionato il Dr Luigi Manca, Ginecologo Senologo presso l’Ospedale Panico di Tricase, la Dr.ssa Fabiana Merico, Psico oncologa presso lo stesso ospedale, e il Dr. Mino Greco, presidente dell’Associazione “Preveniamo”.
Abbiamo parlato dell’aspetto psicologico, molto spesso sottovalutato, con la Dr.ssa Fabiana Merico, Psico oncologa presso l’Ospedale Panico di Tricase.
Dottoressa Merico, quali sono le ripercussioni psicologiche della diagnosi del tumore al seno e in che modo le pazienti possono essere supportate dal punto di vista emotivo?
“La diagnosi di tumore è un evento altamente stressante e traumatico per una donna ma anche per la sua famiglia, perché ha delle ripercussioni non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico ed emotivo. Il tumore è una malattia biopsicosociale e per questo necessita di una cura multidisciplinare e multiprofessionale: una équipe composta di diversi professionisti, tra cui lo psico oncologo”.
Perché è importante rivolgersi a uno psico oncologo e in che modo la psico oncologia può essere di supporto dopo una diagnosi e nel momento in cui una donna si appresta ad affrontare le cure e i trattamenti per il tumore?
“La psicologia vanta numerose evidenze a livello internazionale e ha l’obiettivo di supportare emotivamente la paziente e il suo sistema familiare nell’affrontare il percorso di malattia, proprio perché le ripercussioni emotive sono notevoli e molto spesso si rischia di sottostimare alcuni aspetti. Non esiste una modalità corretta e una modalità sbagliata di affrontare una malattia oncologica. Ognuno la affronta in base a quelle che sono le sue caratteristiche di personalità e le risorse a disposizione. La fase iniziale è quella di shock, a cui segue una fase di adattamento”.
Quali sono le risposte emotive del paziente?
“Sicuramente ansia, demoralizzazione, preoccupazione per poi passare alla fase successiva, quella dell’adattamento, in cui vengono attivate, anche attraverso il supporto dello psico oncologo, le risorse che permettono di far fronte a un evento traumatico come quello del tumore”.
Molto spesso il racconto della malattia è affidato a metafore belliche, il paziente diventa un guerriero che lotta contro un nemico invisibile. Quali sono le conseguenze a livello psicologico di questo tipo di narrazione?
“Molto spesso le donne non si sentono libere di esprimere le loro ansia, paura, preoccupazione e mostrarsi fragili. Perché credono che mostrarsi fragili significhi non affrontare la malattia, secondo l’immaginario comune. Dare la possibilità alle donne di essere accompagnate e sostenute legittimando la fragilità emotiva è una grande opportunità che deve essere accolta. I bisogni emotivi necessitano di essere accolti, sostenuti e anche normalizzati”.
Intervista e foto di Benedetta Ala