Assistente materna: una figura che non convince. Pugliasanità incontra la dott.ssa Potenza
Aiutare le mamme a gestire i primi mesi di vita del loro figlio e le difficoltà dopo il parto: questi gli obiettivi fondamentali dell’assistente materna, la nuova figura professionale prevista dal governo a partire dal 2024.
Per istituirla – stando alle ultime indiscrezioni – potrebbero essere stanziati tra i 100 ed i 150 milioni. L’assistente materna avrà il compito di accompagnare le madri nei primi sei mesi di vita del bambino con un rapporto personale diretto: non solo avrà contatti telefonici, ma si recherà direttamente a domicilio per sostenere le donne in questa prima fase della maternità, sia dal punto di vista psicologico sia pratico.
Abbiamo condiviso i nostri dubbi e interrogativi in merito con la psicologa Valentina Potenza, che tra le altre cose si è occupata di sostegno alle neo-mamme e di depressione post-partum.
In base alla sua esperienza, ricordiamo cha ideato e portato avanti l’iniziativa “Spazio mamma” insieme alla dott.ssa Cristiana Pierri, crede che una figura di questo tipo potrebbe effettivamente aiutare le donne in difficoltà?
“Sono un po’ scettica all’idea che una figura di questo tipo possa effettivamente sostenere le neo mamme. Il post partum e la maternità in generale sono dei periodi davvero tanto delicati durante i quali gli equilibri vengono totalmente stravolti e i cambiamenti sono all’ordine del giorno”.
In qualità di psicologa, ritiene che una formazione della durata di 6-9 mesi possa essere sufficientemente per preparare questa figura professionale?
“No, a mio avviso una formazione fatta in tal modo non potrà mai risultare sufficiente. I cambiamenti a cui si va incontro con la maternità non avvengono solo sul piano fisico o organizzativo (quindi cambiamento del proprio corpo o diversa gestione de tempo). L’impatto è soprattutto a livello psicologico e la psiche non è un qualcosa che si può maneggiare senza le adeguate conoscenze”.
In che modo la nuova figura prevista dal governo potrebbe integrare la propria professionalità con le figure già esistenti (medici, psicoterapeuti, ostetriche)?
“Questa nuova figura, se proprio si ritiene necessario crearla da zero, potrebbe affiancare gli altri professionisti per garantire una continuità del lavoro svolto nel tempo ma solo ed esclusivamente quando ci si trova dinanzi una situazione equilibrata e stabile”.
Si parla di una copertura di 3 assistenti ogni 20000 abitanti, una ogni 6600 persone circa. Crede che sia un numero adeguato per prestare aiuto sufficiente alle neo-mamme?
“No, assolutamente. È vero che non tutte le mamme vivono e sperimentano le stesse emozioni. Non tutte vanno incontro al baby blues o alla depressione post partum fortunatamente. Ma tutte avrebbero diritto ad avere il supporto e l’aiuto necessario calibrato sulla base delle proprie necessità. Con questi numeri è impensabile garantire questo diritto”.
Ad oggi, oltre al personale medico di riferimento, su quali strumenti di supporto possono contare le mamme, se non hanno intorno una rete di sostegno familiare?
“Alcune ASL del territorio spesso attivano degli sportelli d’ascolto. Tuttavia rimaniamo sempre in ambito medico e spesso questo non facilita il processo di supporto.
Altri strumenti, o meglio spazi che vengono in nostro aiuto sono appunto quei luoghi interamente creati ad hoc per favorire il giusto supporto fornendo un clima accogliente e non giudicante come quello di Spazio Mamma ideato da me e dalla mia collega Cristiana Pierri”.
Intervista di Benedetta Ala