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“La vita non è un gioco”, presentato il progetto di Asl Brindisi e Teatro Pubblico Pugliese sulla prevenzione della ludopatia

Parte il 19 marzo a Brindisi “La vita non è un gioco”, il progetto di sensibilizzazione e contrasto alla ludopatia organizzato dalla Asl Brindisi in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e condotto da una compagine di attori, psicologi, operatori culturali, con Factory Compagnia Transadriatica e Meridiani Perduti. L’iniziativa è stata presentata oggi nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede della direzione generale della Asl.

Hanno partecipato il direttore generale Maurizio De Nuccio, il direttore sanitario Vincenzo Gigantelli, il direttore del Dipartimento per le Dipendenze patologiche, Salvatore De Fazio, il direttore del Teatro Pubblico Pugliese, Sante Levante, il regista Simone Salvemini e l’attrice Sara Bevilacqua (Meridiani Perduti).

Il progetto, attraverso spettacoli, incontri culturali e di formazione, ha la finalità di proporre fattori protettivi che permettano di valutare la situazione del gioco d’azzardo nell’ottica di un approccio logico e critico che contrasti il pensiero magico che sta alla base dei bias cognitivi (errori, pregiudizi, scorciatoie di pensiero) che portano a cadere nella trappola della ludopatia.

“La prevenzione e la cura – ha detto De Nuccio – sono le parole cardine di questa iniziativa che vorremmo ampliare coinvolgendo sempre più il mondo della scuola. La ludopatia è solo una delle tante dipendenze e l’arte può essere curativa, aiutare le persone in condizione di fragilità”.

“Questo progetto è un intervento di welfare culturale e psicosociale – ha aggiunto Gigantelli – e offre un messaggio di speranza forte e coinvolgente: le arti possono contribuire a restituire la salute. Dall’oscurità della dipendenza si può venir fuori con la luce della medicina e della cultura”.

“Con il Piano regionale 2018-2019 – ha spiegato De Fazio – sono state potenziate le attività a contrasto del gioco d’azzardo patologico. Le équipe sono impegnate ad attuare tutte le azioni cliniche e di prevenzione anche con iniziative rivolte alla popolazione scolastica. L’obiettivo è promuovere una cultura critica del gioco, basata su un’informazione trasparente attraverso l’utilizzo del teatro e di campagne di comunicazione efficace con immagini, video e fotografie. In questo ambito è nata la collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese che ha portato al progetto ‘La vita non è un gioco’, per sensibilizzare i cittadini sul problema della ludopatia”.

Levante ha sottolineato che “l’arte e la cultura hanno il potere di metterci in contatto con le nostre fragilità e possono contribuire a trasformarle in risorse. Ringrazio la Asl Brindisi e la Regione Puglia per questa collaborazione: abbiamo dato forma a una buona pratica per contrastare l’abuso del gioco d’azzardo e delle dipendenze patologiche, un fenomeno che coinvolge sempre più le famiglie e i giovani. Lavoriamo insieme in una rete di sostegno e informazione attraverso incontri interattivi ed educativi, nel segno del patto tra istituzioni, scuole e famiglie. L’arte e la cultura, dunque, come strumenti di prevenzione e cura, per il benessere dell’individuo e della comunità”.

Il regista Salvemini ha presentato il primo appuntamento in programma il 19 marzo al Teatro Impero di Brindisi alle 18.30 con la proiezione del cortometraggio “Aspettando la cuccagna” e un dibattito sull’argomento con gli operatori del Dipartimento per le Dipendenze patologiche della Asl Brindisi.

“Il gioco d’azzardo – ha detto Salvemini – è un fenomeno trasversale, in fortissima espansione. La ludopatia coinvolge giovani e anziani e viene alimentata anche dai cellulari. Tra gli obiettivi del progetto quello di far riconoscere il confine sottile tra la gioia del gioco e la dipendenza”.

Tra aprile e maggio, invece, sono in calendario alcuni incontri di formazione realizzati in collaborazione con Auser e l’istituto Carnaro di Brindisi e tenuti dall’attrice e regista Sara Bevilacqua e dalla psicoterapeuta Morena Mazzara. Tra i temi degli incontri: le differenze tra gioco e azzardo; le dimensioni storiche, antropologiche e psicologiche del gioco d’azzardo; la diffusione del fenomeno e le informazioni sulle reali possibilità di vincita.

“Il teatro – ha spiegato Bevilacqua – è un mezzo per affrontare il tema della ludopatia e creare una grammatica per imparare a leggere i campanelli d’allarme. Vogliamo promuovere il pensiero critico, modificare le false credenze sul gioco d’azzardo e favorire la consapevolezza sulle superstizioni e le illusioni di controllo”.

I contenuti chiave vengono veicolati attraverso un percorso coinvolgente che prevede la discussione nel gruppo e l’utilizzo di tecniche socio-animative quali: gioco di ruolo, brain storming, focus group, domande stimolo; questi metodi e strumenti aiutano a incrementare le conoscenze e a sviluppare una coscienza critica sulla tematica del gioco d’azzardo.

A completare il progetto, a maggio, in programma il talk/spettacolo “Fate il nostro gioco”, a cura della compagnia torinese Taxi1721. Una performance in cui il rigore della scienza e della matematica si uniscono al divertimento per smascherare i falsi miti del gioco d’azzardo.

Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico ha assunto in Italia una dimensione inquietante: i danni sociali e sanitari sono sempre più pesanti e coinvolgono singoli e famiglie, soprattutto tra le fasce deboli, più vulnerabili ai messaggi di vincite facili, propagandati dai promotori dei giochi. In questo quadro rientrano il ricorso all’usura che caratterizza numerose storie di dipendenza dal gioco d’azzardo e, soprattutto, una infiltrazione criminale e mafiosa rilevante, dai livelli più alti alla semplice gestione di sale giochi e fornitura di “macchinette”.

Una situazione che può essere affrontata solo con una normativa, nazionale e regionale, adeguata e rigorosa, e costruendo reti sui territori che uniscano istituzioni, società civile organizzata, parrocchie e circoli, semplici cittadini nel contrasto ai rischi provocati dall’azzardo. Occorre informare, inoltre, sulla valenza protettiva del gioco sano e degli spazi di socializzazione quali deterrenti nei confronti dell’insorgenza del GAP e riflettere sui rischi facendo appello alla capacità logica per riconoscere quei meccanismi che spingono a riporre speranze infondate in vincite improbabili.

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