Tumori del sangue, disponibile al Perrino l’innovativa terapia CAR-T
Anche nella Asl Brindisi è disponibile la terapia cellulare immunitaria con CAR-T (Chimeric antigen receptor T-cell therapies). Al momento Brindisi è il secondo centro operativo in Puglia e il settimo nel Sud Italia. Questa tecnica innovativa per la cura di alcuni tumori del sangue è stata presentata in una conferenza stampa che si è tenuta oggi, 20 novembre, nella sede della direzione generale.
All’incontro sono intervenuti il direttore generale Maurizio De Nuccio, il direttore sanitario Vincenzo Gigantelli, il direttore amministrativo Loredana Carulli e il direttore dell’Aress, agenzia regionale per la salute e il sociale, Giovanni Gorgoni.
A presentare la CAR-T Domenico Pastore, direttore dell’Unità operativa complessa di Ematologia con trapianto del Perrino, Antonella Miccoli, direttore del Servizio di Medicina trasfusionale e, in collegamento da remoto, Teresa Calamia, direttore del Dipartimento farmaceutico.
Presenti anche Maurizio Portaluri, direttore del Dipartimento Oncoematologico radioterapico radiodiagnostico, Tommaso Gioia, consulente per la Sanità del presidente della Regione Michele Emiliano, i referenti delle aziende i cui laboratori sono parte integrante del processo, e i rappresentanti di alcune associazioni di volontariato.
“L’autorizzazione all’utilizzo di questa terapia nel nostro ospedale – ha detto De Nuccio – è stata rilasciata dalla Regione Puglia nel mese di giugno scorso, a conclusione di una articolata procedura di accreditamento. La CAR-T rappresenta una vera eccellenza: la Asl Brindisi da oggi diventa un centro di riferimento in questo settore, non solo per i pazienti del territorio ma anche per quelli di tutte le regioni del Sud”.
“È un processo terapeutico molto complesso – ha spiegato Domenico Pastore – che necessita di un team multidisciplinare con ematologi, trasfusionisti, farmacisti, neurologi, cardiologi e intensivisti. L’ospedale Perrino ha ottenuto l’autorizzazione a questa forma di immunoterapia dopo la certificazione del CNT (Centro nazionale trapianti) per il trapianto allogenico di cellule staminali e la certificazione internazionale Jacie (Joint Accreditation Committee ISCT and EBMT). Le terapie con CAR-T offrono una possibilità di cura a pazienti con alcuni tipi di linfoma non Hodgkin o di leucemia acuta linfoblastica B che non rispondono alle terapie convenzionali”.
Il paziente effettua nel Centro trasfusionale una linfocitoaferesi, cioè un prelievo di un tipo di cellule del sangue che sono i linfociti. “Questi – ha aggiunto Antonella Miccoli – vengono inviati in laboratori altamente specializzati in Olanda, Svizzera o Stati Uniti, dove vengono modificati geneticamente in modo da far esprimere sulla loro superfice un recettore (CAR) in grado di riconoscere, attaccare e distruggere le cellule tumorali di quel paziente. Le cellule poi vengono trasportate nel Centro che ha in cura il paziente e reinfuse”.
Teresa Calamia ha sottolineato che “all’interno del ‘CAR-T team’ la figura del farmacista porta un valore aggiunto non solo in termini di approvvigionamento o di farmacovigilanza ma anche in termini organizzativi, di raccolta dati, ricerca e verifica della qualità dell’intervento. Oltre alla validazione della prescrizione, al farmacista spetta il compito di verificare l’integrità del prodotto, il rispetto delle norme di trasporto e conservazione che garantiscono la qualità e la disponibilità di farmaci utili a contrastare gli eventi avversi”.
Le terapie con CAR-T sono, al momento, la massima espressione di medicina personalizzata, perché può essere utilizzata solo in quel paziente, e di medicina di precisione, perché colpisce solo le cellule tumorali. Tutto il processo porta quindi alla produzione di un farmaco “vivente” specifico per ogni paziente.
A questo proposito Gorgoni ha evidenziato, infine, che “la CAR-T rappresenta il punto di snodo delle terapie oncologiche: in futuro potrebbe essere utilizzata anche per altri tipi di tumori del sangue e per i tumori solidi. Un investimento su questo processo è doveroso e va valutato non guardando alla sostenibilità economica ma ai risultati che si potranno ottenere a lungo termine”.