“Istantanee emozionali”: il racconto di un viaggio. Puglia Sanità incontra la dott.ssa Laura Scalcione e il dott. Erminio Gioia
Disegni, poesie, fotografie, tecniche di rilassamento per attivare processi di auto consapevolezza che portano a una migliore comprensione delle proprie dinamiche e di quelle del gruppo (parafrasando la locandina). Il “Teatro delle Rane” di Leverano quest’anno ha ospitato il laboratorio “Istantanee emozionali”, tenuto dall’educatrice Laura Scalcione e dallo psicologo Erminio Gioia. Il teatro e l’espressività in tutte le sue forme diventano all’interno del percorso strumenti di esplorazione di sé stessi e dell’altro, in una dialettica di gioco e scoperta. Non potevamo non confrontarci con i responsabili del progetto al termine di questo viaggio.
L’immagine dell’istantanea emozionale richiama il linguaggio figurativo, il mondo della fotografia e contiene in sé l’idea – alla base di tutte le arti – di riuscire a cristallizzare il tempo. Come nasce l’idea di questo laboratorio e perché il titolo “istantanee emozionali?”
“L’idea di questo laboratorio nasce dall’unione delle esperienze e delle conoscenze acquisite da entrambi in ambito lavorativo-formativo mentre si era a un pub in una serata come tante. Far rete e creare un’esperienza innovativa insieme sono stati i fulcri fondamentali di questa idea. Gli studi sostenuti e i nostri background culturali ci hanno fatto apparire come semplice, limpido e potente il legame tra arti figurative e mondo interiore. In particolare, abbiamo utilizzato il disegno, le tecniche immaginative, la fotografia e la poesia. Queste tecniche sono state già utilizzate in passato, come percorsi di consapevolezza emotiva nelle nostre separate esperienze lavorative. L’unione delle competenze, delle idee ma anche la nostra diversità complementare ha certamente generato qualcosa di unico.
Il nome «istantanee emozionali» nasce dal presupposto che la cultura dei social network ci porta a voler condividere ciò che ci circonda con gli altri (condivisione di video, foto), dimenticandoci di condividere, in primis, con noi stessi ciò che osserviamo. In questo modo, non solo rischiamo di perdere particolari e sfumature, ma soprattutto non viviamo pienamente noi stessi, con le nostre emozioni e sensazioni. Da questa premessa nasce l’idea del nome del nostro progetto: poter “fotografare” noi stessi e poter sviluppare la nostra personale «istantanea». Le nostre attività, quindi, hanno promosso una maggiore conoscenza di noi e del mondo esteriore ed interiore che ci circonda.
Com’è stata la risposta all’iniziativa? Vi aspettavate una partecipazione di questo tipo?
“La risposta a questa iniziativa è stata più che soddisfacente di come era stata immaginata inizialmente. Il gruppo di lavoro era composto per lo più da persone che si dilettano a «fare teatro» da diversi anni. L’utenza, appassionata già di arte, era desiderosa di una conoscenza più profonda di sé stessi, utile anche a sviluppare un legame più profondo ed empatico nel loro gruppo teatrale «Teatro delle rane». Si conoscevano superficialmente, nonostante recitassero da anni insieme. Questa è risultata per loro un’occasione unica per incontrarsi in territori ancora inesplorati. La loro partecipazione è risultata attiva, profonda e davvero sentita.”
Essendo stato questo un viaggio in un territorio magmatico e scosceso come quello dell’emotività, suppongo ci siano state delle deviazioni, dei piccoli intoppi, insomma degli imprevisti. Come il teatro e la vita insegnano, però, la gestione dell’imprevisto è alla base della crescita dell’attore e dell’essere umano. In che modo, se ci sono stati durante il percorso, si è lavorato sugli imprevisti?
“Gli imprevisti ci sono stati e ci sono sempre quando si decide di lavorare sul vissuto emotivo. Abbiamo cercato di rendere l’imprevisto un punto di forza. L’importante è saper gestire la novità in termini positivi, come occasione e non come problema o ostacolo: dalla paura o della rabbia può nascere la gioia. L’aver superato un ostacolo fisico e/o emotivo, grazie alla sua conoscenza, trasformerà quella sensazione di paura o di rabbia in pura gratificazione personale. L’imprevisto risulterà occasione per conoscersi ancora meglio e ascoltare ancora più a fondo i propri bisogni emotivi.”
Se doveste fare un bilancio di questo viaggio, quali sarebbero le vostre considerazioni finali?
“Le nostre considerazioni, alla fine di questa bella avventura, sono sicuramente positive tanto da farci subito immaginare una continuazione attraverso la costruzione di nuovi laboratori, esperienze creative e workshop in un futuro molto vicino.”
In che misura il disegno, la poesia e la fotografia (e i linguaggi artistici in generale) possono aiutarci dal punto di vista psicologico nella vita di tutti i giorni?
“Tutti i linguaggi artistici parlano alla nostra parte più emotiva, stimolano il nostro mondo interiore che talvolta non ascoltiamo a sufficienza. Tutto quello che viene fuori, attraverso i linguaggi artistici, può essere, per ognuno, una grande ricchezza personale. Emozioni, esperienze, nuove abilità e cambi di prospettiva sono utili, nel quotidiano, per avviare un percorso di cambiamento in un’ottica del benessere fisico e psicologico. La conoscenza personale e dell’altro risulta indispensabile per vivere in totale sintonia con il nostro ambiente di vita.”
Intervista di Benedetta Ala