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Salute mentale:  a 45 anni dalla Legge Basaglia è ancora stigma sociale

Grazie alla L. 180 del 1978, la cosiddetta legge Basaglia, l’Italia è stato il primo Paese a smantellare gli istituti psichiatrici riconoscendo il diritto delle persone con fragilità psichiche di essere assistiti con dignità. Ma dopo 45 anni dalla sua approvazione, si discute ancora sulle modalità di attuazione questa normativa e sullo stigma sociale legato alla malattia mentale che, purtroppo, è ancora presente. Del tema se ne è parlato nel ciclo di eventi “Principi Attivi” organizzato da Boehringer Ingelheim Italia.

Di questo tema hanno parlato gli ospiti della prima puntata di ‘Principi Attivi’, ciclo di eventi promossi da Boehringer Ingelheim Italia per affrontare alcune tra le priorità più impellenti di salute pubblica, a partire dai fondamenti legislativi fino all’impatto sui pazienti, le famiglie e la società.

Il format prevede la conduzione della giornalista Nunzia De Girolamo e la presenza fissa dell’attore Dario Vergassola e dell’avvocato Gabriele Sepio, che commentano gli interventi portando la prospettiva sociale e legislativa. Il primo appuntamento, intitolato “La Salute Mentale a 45 anni dalla Legge Basaglia”, ha coinvolto Maurizio Lupi, componente della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, Sandra Zampa, Componente della X Commissione permanente Affari Sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza Sociale del Senato della Repubblica, Giulio Corrivetti, Vicepresidente della Società Italiana di Psichiatria, Antonio Gallo, responsabile del Servizio Disagio Mentale della Comunità di Sant’Egidio, Carlo Riccini, Vicedirettore Generale e Direttore del Centro Studi Farmindustria.

“La Legge Basaglia ha restituito dignità e diritti alle persone con fragilità mentali, ma a 45 anni dalla sua approvazione sono ancora tante le sfide aperte: dalla solitudine dei pazienti e delle loro famiglie, al sempre più forte bisogno di una presa in carico e di risposte terapeutiche efficaci. Questo è il punto di partenza della discussione di oggi che, mi auguro, porterà ispirazione per nuove proposte da concretizzare insieme”. Ha dichiarato in apertura dell’evento Morena Sangiovanni, presidente del Gruppo Boehringer Ingelheim Italia.

“Il principio fondamentale è che la sanità deve considerare la persona nella sua integralità –per anni ci siamo concentrati sulla malattia fisica, tralasciando tutto quello che riguarda la sfera della salute mentale. Questo ci pone di fronte anche ad una questione impellente di welfare, perché l’accoglienza è in larga misura affidata alle famiglie che hanno bisogno supporto e assistenza sistematica. Il terzo settore, in questo momento, è importante punto di riferimento ma non è abbastanza e siamo chiamati a lavorare per colmare questo divario”. Ha affermato Maurizio Lupi, componente della II Commissione Giustizia della Camera dei deputati, che ha poi parlato del disegno di legge presentato in Parlamento per introdurre la figura dello psicologo di base: “Se ne parla da ma ora bisogna legiferare: il testo prevede che medici e pediatri di famiglia possano rivolgersi a un elenco di psicologi di base dove riferire i pazienti, per una medicina territoriale che funziona davvero. Ieri ne ho parlato con il ministro della Salute e c’è condivisione, sono ottimista sul fatto che si possa andare veloci all’approvazione”.

“Ad oggi sono in sviluppo 1600 farmaci e il 70% delle terapie digitali è dedicato alla salute mentale. L’impegno della ricerca dell’industria farmaceutica in questo ambito. Al fine di renderlo ancora più efficace servono nuovi modelli di presa in carico più aderenti alle necessità delle persone e dei loro caregiver. Per questo è fondamentale lavorare in sinergia, unendo gli sforzi di industria, Istituzioni ed enti pubblici, perché la partnership è lo strumento più efficace per vincere le sfide e trovare soluzioni concrete”. Ha evidenziato Carlo Riccini, Vicedirettore Generale e Direttore del Centro Studi Farmindustria.

L’evento si è chiuso con la testimonianza del regista Volfango De Biasi e con l’intervento di Alberto Siracusano, Professore Ordinario di Psichiatria all’Università di Roma Tor Vergata e Coordinatore del Tavolo Tecnico sulla Salute mentale del Ministero della Salute, che ha posto l’accento sulla necessità di avviare prima di tutto un cambiamento culturale.

“La salute mentale è un diritto costituzionale di tutti i cittadini. È un equilibrio psicofisico che consente alla persona di autodeterminarsi, autogestirsi, di avere delle relazioni e di poter affrontare la vita. Equilibrio che viene compromesso non solo nel caso di gravi condizioni mentali ma anche a seguito di disturbi quali le fobie o la depressione, che riguardano – da sole – circa il 30% degli italiani. Eppure, di malattia mentale si parla ancora poco e in maniera spesso inadeguata. Allora, per proseguire il percorso iniziato da Basaglia, servono in primo luogo investimenti sulla cultura e sulla conoscenza dei disturbi e dei fattori di rischio, perché siano riconosciuti, accettati e gestiti nel modo giusto. La nostra società ha bisogno di una rivoluzione culturale sulla salute mentale: la cultura e l’informazione possono diventare prevenzione”.

 

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